Post in evidenza

Repowering einer Windenergie-Anlage in Wörrstadt: Der Turmbau

lunedì 25 novembre 2019

Venice: St Mark's Square deluged by flood water



Venezia sommersa è una città spettrale.

Citiamo liberamente alcuni passaggi di un saggio di G. Agamben (cui chiediamo permesso e scusa per le citazioni) su Venezia, che sta transitando dalla morte di una città sommersa dalle acque a causa del cambiamento climatico globale da anidride carbonica scaricata dall'uomo in atmosfera, alla sua sopravvenienza post mortem come una figura spettrale.

... Venezia sommersa non è più il corpo morto di una città antica, imbellettata con rossetti e ciprie per renderla attraente a visitatori e turisti, ma è passata ora allo stadio che segue la morte per sommersione, che è quello dello spettro,  cioè di un morto che appare all'improvviso nelle ore notturne e che manda segnali e sussurri ambigui, paurosi e messaggi di morte insopportabili ai nuovi visitatori...

... Un essere spettrale è fatto di segni e monogrammi che escono dalle cose circostanti che li portano scolpiti su di esse dalla storia antica della città...

... Venezia assomiglia ad  un sogno, in cui ogni cosa sognata strizza l'occhio al sognatore con segni ed immagini (irreali), che sono messaggi senza parole, difficili da interpretare e capire.
E tutto ciò che è accaduto nella città, nelle calli, piazze e vie si condensa in una immagine o figura labile, muta e distante, quella figura trasognata che è lo spettro del luogo...

... Lo spettro non chiede nulla, ma rappresenta, come il morto, un oggetto di grande amore, rispetto al quale si è sempre disarmati, ci sentiamo colpevoli di qualche cosa, e siamo rapidamente in fuga...
... Amare un morto è difficile, e cosa è verso Venezia per cui fingiamo che sia ancora viva e ne copriamo le membra esangui con mascherature e belletti per poterla esibire ai turisti, mentre oltraggiamo con camuffamenti un cadavere, che poi non è più un cadavere ma uno spettro aereo e sottile discendente da esso e che ci appare come una diversa forma di vita postuma di ciò che è compiuto, e che riappare nelle storie di fantasmi narrate da scrittori e poeti...

... Ma esiste anche un diverso tipo di spettro che appare e che potremmo chiamare "larvale", cioè una larva che rifiuta la propria condizione assegnatagli dalla città morta.
Queste larve cercano ostinatamente gli uomini dalla cui cattiva coscienza sono state generate, per introdurvisi come membri e muovendone le membra con fili e suggerimenti di menzogna.
Le larve agli uomini da essi generate si fingono un futuro nella città morta  e sommersa che non si dà più, e che diventa un arrovellarsi sul proprio passato per creare un futuro impossibile, incapaci di sapersi ormai compiuti e finiti...

... Una città come Venezia è come una lingua morta e vivere a Venezia in sommersione è come studiare il latino, provarsi a parlarlo e smarrirsi nelle declinazioni e nei tempi supini e infiniti futuri.
Ma la lingua cosidetta morta, come Venezia, in qualche modo ancora parla e viene letta, ma risulta impossibile assumere in essa la posizione del soggetto, di chi dice: "io..."
La lingua morta è come Venezia , una città spettrale in cui non si può più parlare ed agire, ma in cui a suo modo ancora freme e sussurra, quasi impossibile a capirsi e che cosa si voglia dire, come lo spettro di una lingua morta...

... A Venezia ci si consegna ad una vita postuma  e spettrale, di cui si smarrisce la consistenza, la realtà, la fine o l'esito futuro della esistenza spettrale ( forse la sommersione e scomparsa definitiva in fondo al mare, scivolati inesorabilmente nella condizione di larve, impreparati e incoscienti nel grande mare invaso dai ghiacci polari sciolti da lontano, che tutto copre, sommerge e fa sparire)...

1 commento:

  1. Grazie a Giorgio Agamben che ha saputo descrivere l'aspetto e la sostanza ormai cadaverici e spettrali di una città morta e definitivamente sommersa dalle acque polari, in cui la vita non c'è più, mentre rimane l'uso di una fiera carnevalesca per turisti senz'anima sado-masochisti in cerca di un luogo in cui finire del tutto, insieme a Venezia e al ridicolo inutile Mose.

    RispondiElimina