Ad un certo punto della sua carriera del giornalista di grido, il successo comincia a declinare.
Amici ed editori corrono ai ripari ed il giornalista, dopo aver maltrattato e/o distrutto più o meno tutto e tutti, e quasi niente e nessuno salvati dalle macerie materiali e spirituali cerca una via di uscita.
Lui ha passato gran parte della sua vita a polemizzare, criticare, demolire ed anche distruggere avversari di ogni genere, natura e partito politico.
Ora viene dirottato dagli "amici" fidati su un binario morto cercando di incasellarlo nel grande magazzino dei beni di consumo letterari, nella saggistica o nella storia politica romanzata, negli scritti di satira politica in generale, per riposizionarsi nella natura polemica e critica della sua origine.
Chiaramente questo transito alla scrittura di politica, costume, satira, etc. può generare per lui sia la conclusione più profonda che la sua più mesta ritirata.
Nel campo della satira politica e sociale per un tipo di giornalista guerriero come lui è difficile competere con scrittori di natura critica e comica che hanno fatto della derisione un mestiere, e non hanno altra intenzione nelle loro invettive che dare al pubblico qualcosa di cui ridere.
La attività letteraria satirica per la stazza del grande giornalista non è facile, perchè nel mezzo di una generazione sommersa in un mare di problemi economici, politici, migratori, bellici freddi e caldi per far ridere bisogna divorare satiricamente e violentemente l'avversario, giacchè in tempi foschi e truci come questo solo la "antropofagia" dei nemici, come quella del Conte Ugolino, potrebbe far ridere il pubblico.
Difficile è anche perchè lo scrittore satirico "antropofago" deve pur sempre fare i conti con i diritti umani considerando che in antecedenza lo spirito umanitario, la cultura e la libertà sono stati beni preziosi conquistati con il sangue, l'intelligenza e la dignità umana.
E la stampa divenuta sempre più "inumana" è il maggiore avversario dell'ex-giornalista di grido, una stampa sempre inesauribile di fake news, frasi fatte fasulle e falsità, diffuse sempre di più, che altera e storpia la realtà e la verità dei fatti.
Il giornalista passato alla satira o altro genere si pone nuovamente di fronte alle false notizie e considera che "i diritti umani e la dignità umana sempre più sono diventati un fragile giocattolo per divertire gli adulti che li vogliono calpestare, ma che nel contempo non vogliono che detti diritti infranti vengano gettati alle ortiche perchè tutto sommato sono divertenti " (sic !).
Ora lo scrittore satirico si fa nemico della componente pubblica e politica negatrice dei diritti umani e della dignità umana e propugna il privato libero e autonomo contro la stupidità pubblica e politica che distrugge il diritto, la libertà ed il linguaggio libero relativo.
La chiacchiera pubblica "inumana" trasforma di fatto il vero, il buono e il bello nell'assurdo, nella stupidità nella violenza verso il diverso, nella debolezza morale, nella bruttura e brutalità verso il prossimo simile e apparentemente diverso.
Sicchè il giornalista deluso migra lentamente verso l'anarchia come unica costituzione morale del mondo, unica degna dell'uomo, contro un mondo sempre più "inumano" che massacra materialmente e spiritualmente gli uguali come i diversi, e gli apparentemente diversi come mostri alterati dalla natura, costituenti un mondo a venire sempre più orrendo, sempre più antico, troglodito e preistorico, tipico degli abitanti delle caverne.
In questa fase appare il vero volto dello scrittore satirico, ex-giornalista di grido e successo, il quale mentre prima manifestava ispirazioni Shakespeariane tragiche nelle descrizioni di catastrofi e delitti, ora indossa la maschera di Timone il misantropo, del tutto inumano e bestiale, non più degno ma un tipico folle verso l'umanità.
Il potere del demone interiore cessa in questa situazione, perchè il suo elemento definiìbile intra-umano viene sconfitto ed escluso da detto "inumano" che lo stesso demone non può accettare perchè bestiale ed animalesco, senza scopo se non la morte fisica e morale.
E' l' "inumano" del teatrante a-morale, dello scrittore satirico che si arroga la parte e diventa "antropofago", ed ancora, ricollegandosi a Shakespeare, si rifà un ruolo simile a quello di Amleto, il matto.
Lo scrittore di stazza si ritrova ora davanti un mondo di nemici che vorrebbe con la satira e l'ironia costringere all'amore del prossimo, ma che di fatto costringe a null'altro che alla ipocrisia, come esito della sua espressione linguistica ironico-depotenziata senza più la forza del pathos interiore.
Descrive con ironia il mondo come la strada sbagliata, la diversione e deviazione verso il falso per tentare di tornare al "paradiso", ma l'ironia è una strada errata per tornare alla purezza della lingua, e la satira è una diversione che non porta alla poesia ed all'amore.
Il suo linguaggio lungo questa strada sbagliata accompagna il suo demone alla fine e alla tomba, con le sue armi afflosciate sotto il piede del Nuovo Angelo sopraggiungente per prendere il suo posto, forte e amoroso, che è però anche sfrenato, che parla per metafore, altera le frasi fatte, si manifesta in assoluta indipendenza dai fatti descritti con la satira e l'ironia, avanzando con un nuovo linguaggio perfezionato, edonistico e amorevole.
Ma questo nuovo possibile rapporto con l'Angelus Novus fantastico e malinconico porta lo scrittore ad una concezione rassegnata e triste della felicità ricercata da una vita.
Capisce di essere giunto al limite della sua lingua ed espressione, di essere arrivato al punto finale, forse alla fine alla sua casa di origine di quando era fanciullo.
Pensa di avere avuto da fanciullo una avversione per l'educazione inculcatagli, conclude che non doveva usarsi il bastone o la verga per educare, che l'insegnate li usava male, e che lui lo avrebbe usato meglio per apprendere la lingua.
Osserva che il senso delle parole gli sfugge sempre più e quanto più si avvicina ad una parola o ad una frase, tanto più essa lo respinge e lo rinvia più lontano, forse alla ricerca di una rima e di una poesia, e medita che la poesia potrebbe consentirgli di riafferrare il mondo sfuggente e riprenderlo come quando era fanciullo, recuperando l'amore e l'eros perduti.
Ora rileva che anche il giornale gli sembra accettabile e citabile, dopo averlo combattuto prima con tutte le sue forze, ed anche la frase fatta forse non era del tutto falsa, e si avvicina ad esse non più per punire l'avversario ma per salvarne il significato più profondo.
Citando le frasi per correggerle e salvarle, la sua lingua si mostra ora come la "madre" della giustizia.
Ripristina l'origine della frase facendola rinascere in un nuovo testo, sicchè l'origine e la distruzione ritrovano una nuova identità nella citazione.
A livello politico le condizioni capitalistico-borghesi della sua origine vengono anch'esse rielaborate e riconsiderate davanti alla nuova situazione dell'Angelus Novus.
In questa regressione cita una frase di Marx che dichiarava che "l'uomo in quanto membro della società civile è un uomo impolitico, che appare necessariamente come l'uomo naturale, dove la rivoluzione politica dissolve e distrugge la vita civile borghese, e la smembra nelle sue parti costitutive nel mondo dei bisogni, del lavoro e degli interessi privati, verso la base naturale della propria esistenza del tutto a-politica dove forza sociale 4e forza politica non sono più separate, e solo allora l'emancipazione umana è compiuta".
Tuttavia questa attitudine marxista per cui l'uomo non deve approdare più nello spazio della natura, ma nello spazio dell'umanità con la lotta di liberazione verso il capitalismo organizzatore e gerarchista, appare tardissimo nel giornalista di stazza.
Le virtù tipicamente borghesi sono sempre state fortemente operanti in quest'uomo con la loro azione aggressiva nella collutazione contro avversari di ogni genere nel giornalismo, giacchè lui pensava di sfasciare e cambiare il mondo a partire dalla sua bella dimora casalinga, senza avere nessuna idea costruttiva nella mente, ma solo la distruzione del presente, e alla fine dichiara e si ritrova " in mano il comunismo, che risulta solo il contro-canto del capitalismo e delle ideologie precedenti, in effetti un noioso e inutile rimedio agli ideali ben più puri trascorsi e irrealizzati pure loro".
Citando un'altra frase fatta marxista dice: "quando il lavoro è unicamente distruttivo, allora si tratta realmente di un lavoro umano, naturale, nobile" (sic !), e allora scopre che il suo modello è sempre stato per tutta la vita distruttivo e come tale ha generato solo macerie, citando l'assurdo che solo il distruttivo "inumano" sarebbe l'ambasciatore di un nuovo umano e più reale, distruggendo l'opera altrui.
L'Angelus Novus sopravvenuto guarda esterrefatto e inorridito le macerie e le rovine generate dall'uomo insieme al suo demone, e distruttiva risulta anche la giustizia umana che smonta ogni costruzione umana, con o contro un diritto di volta in volta smontato anch'esso dalla generazione precedente, distruttiva è la stampa e il giornalista che smontano la realtà e la distruggono con le fake news.
Il demone del giornalista è vinto e in fuga anch'esso perchè ha contribuito in maniera determinate alla distruzione generale.
Ed anche l'uomo nuovo marxista è anch'esso della stessa categoria degli sfascia-carrozze senza saperne costruire una assimilabile neanche lontanamente a quella immediatamente precedente distrutta.
Aspettiamo l'arrivo del Nuovo Angelo, un Messia inviato da Dio per ricostruire o costruire un nuovo mondo, perchè con i demoni e i miti del passato gli uomini da soli non ce la fanno.
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